Eyes Wide Shut

Gufo Mascherina

Diciamoci la verità: chi, di fronte al titolo di questa famosissima opera cinematografica, non penserebbe, almeno per un attimo, di poter sbirciare dal buco di un’immaginaria serratura e scorgervi  la bellissima e conturbante coppia Cruise-Kidman intenta a litigare/amoreggiare sulle note  del Waltz n.2 di Shostakovich?
Tutto meraviglioso e più che mai lecito, in un periodo in cui, forse, ci siamo riappropriati, almeno un po’, della facoltà di sognare.
Mi piace, però, immaginare che il genio illuminato, visionario e per molti versi antesignano di Stanley Kubrick, attraverso il viaggio nella psiche tormentata di una coppia in crisi,  abbia voluto indagare anche su un altro aspetto: quell’oscillazione sempre presente in ognuno di noi, tra due attitudini opposte e al tempo stesso complementari, perennemente compresenti in un essere umano per definizione.
 “Eyes wide shut”, letteralmente “occhi spalancati e serrati”, sembra infatti richiamare proprio quegli atteggiamenti cui anche la Medicina Tradizionale Cinese si riferisce, chiamandoli Yin e Yang. Due polarità opposte, rappresentate dall’ormai famoso simbolo del Tai-Ji, in cui le due aree bianca e nera sembrano fondersi costantemente l’una nell’altra, senza soluzione di continuità. Al punto che ognuna delle due contiene in sé già il germoglio della trasformazione nel suo opposto (area bianca con pallino nero e area nera con pallino bianco).

Ma cosa significa tutto ciò, praticamente?

Un esempio, tra tanti: il clima freddo dell’inverno che si trasforma gradualmente, fino a divenire, inevitabilmente, caldo estivo; la luce del giorno che si trasforma in oscurità notturna e viceversa; ad ogni inspiro segue un espiro; ad ogni apertura una chiusura, e così via.
A significare che ogni fenomeno nell’universo, dall’avvicendarsi delle stagioni, agli schemi caratteriali, alle modalità di comportamento, sottostà a questa eterna Legge del Mutamento.
In base ad essa tocchiamo con mano quanto ogni evento dell’esistenza sia soggetto ad impermanenza e transitorietà, quello stato di cui parlano i buddisti definendolo “anicca”. Stato che potrebbe farci soffrire, nella nostra costante ricerca di sicurezza e stabilità.
D’altro canto, potremmo cogliere, invece, la bellezza di ritrovarci ogni volta di fronte ad un universo esterno ed interno a noi, solo apparentemente uguale in superficie, in realtà trasformato in profondità.
Ma tra le leggi cui è soggetta la cosiddetta “Teoria dello Yin e dello Yang” quella che personalmente amo di più è la possibilità di definire uno dei due aspetti solo in rapporto all’esistenza dell’altro.

Cosa sarebbe la luce senza buio? Come potremmo definire un comportamento di tipo femminile accogliente e ricettivo se non conoscessimo quello maschile penetrante e attivo? Come potremmo sapere cos’è un atteggiamento estroverso e aperto al mondo, di due occhi spalancati e attenti, se non conoscessimo l’introspezione e la capacità di guardare dentro ai nostri occhi chiusi?
Ci perderemmo, forse, la capacità di apprezzare la luce e l’ombra dell’esistenza privandoci di quel pizzico di sorpresa e avventura, essenziali nella ricerca di un equilibrio che potrà essere sempre e solo perfettibile. E proprio per questo, singolare e meraviglioso.
Con questo stato d’animo, quindi, sarà forse più agevole il passaggio che proprio ora ci accingiamo ad affrontare, da una fase Yin di fermezza e chiusura (spesso un po’ meno simpatica all’essere umano!) alla sua opposta e complementare Yang, di riapertura al mondo: forse arricchiti di visioni più limpide e nuove consapevolezze.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi